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Il disturbo da accumulo (Hoarding Disorder) è la difficoltà a liberarsi degli oggetti. La persona che ne soffre sperimenta una forte angoscia al pensiero di gettarli o regalarli, causandone un accumulo eccessivo. Nei casi più gravi, le persone con disturbo da accumulo vivono in case così piene di oggetti in cui è impossibile entrare o muoversi e anche le condizioni igieniche diventano gravose e la casa viene infestata da insetti e topi. La gravità può essere anche lieve, per cui l’accumulatore può conservare oggetti che apparentemente hanno un valore affettivo (oggetti dell’infanzia o dell’adolescenza). In questi casi è molto difficile che l’accumulatore o le persone a lui vicine, identifichino questa condizione come un problema, lasciando che l’accumulatore conservi molte cose.
Il disturbo si presenta con la difficoltà, o impossibilità, a gettare degli oggetti. A volte emerge durante l’adolescenza o anche durante l’infanzia, assumendo i caratteri del collezionismo. Inizialmente si accumulano quegli oggetti che hanno un valore affettivo, ma via via i sintomi peggiorano e la persona accumula qualunque cosa. Tra gli oggetti più accumulati troviamo indumenti, giornali, libri, oggetti artigianali. I libri, le riviste e i giornali vengono accumulati per una specifica paura, quella di “perdere le informazioni importanti”. Il disturbo da accumulo prima era associato al Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) e solo nel 2013 ottiene una propria posizione nel DSM 5, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali.
Secondo gli esperti il disturbo da accumulo può essere dovuto ad altri disturbi correlati come il disturbo ossessivo compulsivo, schizofrenia, lesioni cerebrali, eventi traumatici e disturbo depressivo maggiore.
Alcune persone accumulano perché sentono di avere un legame con quell’oggetto, altre per il suo valore, per cui credono che quell’oggetto un giorno potrà essere economicamente redditizio. Ma è un pensiero che giustifica il proprio comportamento patologico, perché difficilmente la persona se ne libererà. Quando gli oggetti sono invece costellati da significati affettivi, la situazione si complica. La persona può conservare quegli oggetti verso i quali attribuisce un ricordo specifico: un biglietto di un concerto, i peluche dell’infanzia, coperte o giocattoli che i figli non usano più. Questi oggetti hanno il compito di congelare il tempo, aumentando il senso di malinconia che prova la persona. Infatti il disturbo da accumulo è spesso associato a un disturbo depressivo, in cui gli oggetti hanno la funzione di riempire simbolicamente il vuoto che la persona prova. La persona depressa vive nostalgicamente nel passato e non riesce a vedere e organizzare il proprio futuro, proprio perché incastrata in ciò che era prima: gli oggetti sono parte di quella vita da custodire gelosamente.
In altri casi il disturbo si associa a un evento traumatico, e l’accumulo degli oggetti riesce in qualche modo a “coprire” le sofferenze del trauma.
Non è ancora chiara la causa del disturbo da accumulo, per alcuni specialisti dipende da fattori genetici o da un mal funzionamento cerebrale; in molti casi il disturbo è “appreso” nel senso che nella storia del paziente c’è un familiare che ha avuto la tendenza ad accumulare, nonostante il disturbo non sia mai stato diagnosticato. Come già accennato, il disturbo da accumulo può dipendere da eventi stressanti che possono configurarsi come abusi, violenze, la perdita di una persona cara o una separazione. Infine l’accumulo può essere associato a un disturbo d’ansia e difficoltà a socializzare: gli accumulatori possono infatti essere persone che hanno difficoltà a stringere legami significativi, tendono quindi all’isolamento e all’ evitamento delle situazioni sociali.
Non tutti i seguenti sintomi si presentano contemporaneamente nella stessa persona, alcuni possono essere presenti in maniera maggiore, altri meno:
Interrompere una compulsione è davvero difficile e stressante, e solo chi l’ha provata può comprenderne la complessità. Questo perché la funzione principale della compulsione, che sia l’accumulo o l’ordine eccessivo, è sempre quella di regolare i propri vissuti emotivi: dato che non posso mettere ordine nella mia emotività lo faccio controllando l’esterno! Ha quindi una funzione rilassante e di controllo dell’ansia.
Come possiamo tentare di “controllare” la compulsione all’accumulo?
È quasi impossibile che l’accumulatore patologico riesca da solo a liberarsi degli oggetti, perché troverebbe molte scuse per non farlo: gli mancano le strategie, la volontà e la motivazione.
È importante che i familiari siano sinceri con lui e che si assumano il ruolo di chi li aiuterà a rivolgersi a uno specialista.
Parlare, senza timore, con la persona che accumula; è probabile che si arrabbierà, ma questo è l’unico modo per difendersi e non ammettere il proprio disagio, perché facendolo dovrà iniziare a liberarsi degli oggetti.
Il passo più difficile e doloroso è quello di passare all’azione aiutando l’accumulatore a liberarsi degli oggetti. Bisogna essere molto pazienti, e aiutarlo a renderlo cosciente del fatto che gli oggetti lo stanno sempre di più isolando dalla vita sociale.
Come tutte le condizioni di disagio psicologico, quando la situazione diventa più problematica e non si riesce a risolvere il problema in maniera autonoma, è consigliabile rivolgersi a uno psicologo/psicoterapeuta. Nel caso di una psicoterapia, è possibile lavorare entro un setting individuale o familiare che permette di analizzare le cause del disturbo, intervenendo quindi anche sul sintomo. Nei casi in cui la compulsione non può essere ridotta attraverso l’intervento psicoterapico, sarà necessario un intervento psichiatrico che grazie alla somministrazione di farmaci riduce il sintomo, favorendo anche il lavoro terapeutico.
Dott.ssa Cristina Lo Bue