La depressione è un disturbo psichiatrico che può accompagnare la persona per molti anni, o essere il sintomo di un evento singolo. La depressione maggiore è di solito uno dei tipi più gravi di depressione ed anche quello più comune tra i disturbi dell’umore. Non deve però essere confusa con la tristezza, che di solito è un’esperienza passeggera, in quanto nella depressione i sintomi persistono e interferiscono con la vita quotidiana della persona. Anche se è un disturbo che può colpire chiunque a qualunque età, è anche vero che di solito è più frequente nei soggetti in età adulta e di sesso femminile. La depressione è un disturbo in crescita in tutto il mondo e le generazioni più giovani iniziano a sperimentarla in età precoce. Secondo gli esperti questo dipenderebbe da alcuni cambiamenti, tra cui la struttura delle famiglie, l’urbanizzazione e le influenze culturali e religiose ridotte. Il DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) definisce i seguenti sintomi come caratteristici della depressione maggiore:
1. Umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni
2. Perdita o marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte o quasi tutte le attività
3. Significativa perdita di peso o aumento di peso
4. Insonnia o ipersonnia
5. Agitazione o rallentamento psicomotorio
6. Faticabilità o mancanza di energia
7. Sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi
8. Ridotta capacità di pensare o di concentrarsi
9. Pensieri ricorrenti di morte o ricorrente ideazione suicidaria
Almeno 5 di questi sintomi devono essere presenti per un periodo di almeno 2 settimane. La persona depressa tende a nascondere la propria tristezza eccessiva durante le prime fasi della malattia e si descrive spesso come “giù di corda”. L’alterazione del sonno è uno dei sintomi da attenzionare e la persona di solito, nei casi di insonnia, o si sveglia di notte senza riuscire a riprendere sonno o si sveglia troppo presto la mattina.
I soggetti depressi possono essere molto bisognosi della presenza dell’altro, e quindi richiedenti in modo “lamentoso”. Sono anche molto critici verso se stessi, sperimentano sentimenti di inferiorità non sentendosi mai all’altezza della situazione credendo di non avere delle valide capacità; ne consegue che i soggetti depressi hanno una grave compromissione dell’autostima. La depressione comporta inoltre dei sintomi somatici quali mal di testa, mal di schiena, palpitazione, irrequietezza e perdita del desiderio sessuale, che non trovano causa organica. È anche uno dei disturbi psichiatrici più gravi, se non trattato adeguatamente, perché il senso di fallimento e il dolore emotivo espongono al rischio suicidario più di altri disturbi. Porre fine alla propria vita in alcuni casi appare come l’unica soluzione.
Come per molti disturbi psichiatrici, anche per la depressione è difficile poter individuare una causa unica e specifica, è quindi meglio parlare e definire una varietà di fattori che aumentano il rischio. Questi includono:
– Stress. La depressione a volte sembra uscire fuori dal nulla, anche se si conduce una vita apparentemente bella, la persona può ammalarsi di depressione.
– Eventi traumatici o una storia di trauma specifico, come l’abuso infantile o la violenza domestica.
– Cause genetiche, se un genitore ha sofferto di depressione le probabilità che anche il figlio la sviluppi aumentano rispetto a chi non ha in famiglia un genitore affetto da depressione.
– Livelli ormonali, con aumento del cortisolo, un ormone secreto dalla ghiandola surrenale in risposta allo stress; oppure iper- o ipo- tiroidismo.
Ma le riflessioni più interessanti ci provengono dalla psicoanalisi. Freud (1917) prima e Abraham (1924) successivamente hanno parlato di ‘perdita prematura’ sperimentata nello svezzamento precoce. è per questo, secondo gli autori, che i soggetti depressi tendevano ad essere sovrappeso, fumatori o parlavano eccessivamente, nel tentativo di gratificare gli aspetti orali. Inoltre Freud (1917) aggiunge che i soggetti depressi presentano odio e colpa verso se stessi, secondo il fenomeno del ‘sadismo contro il Sé’. Sono persone cresciute all’interno di un sistema familiare in cui i bisogni dei figli sono stati posti in secondo piano e in cui il processo di autonomia e indipendenza non è stato favorito e anzi il genitore fa sentire in colpa il figlio per il suo bisogno di differenziazione da sè. È come se in queste famiglie non ci fosse la possibilità di vedersi come individui richiedenti e nelle quali ogni tipo di sofferenza è stata scoraggiata.
Più recentemente lo psicologo Martin Seligman ha proposto che la depressione derivi da un’ ‘impotenza appresa´ cioè la convinzione acquisita che non si può controllare l’esito degli eventi nonostante gli sforzi che la persona fa. Questo porterebbe a uno stato di apatia e pessimismo a causa della frustrazione di non avere un controllo sugli eventi. Invece le persone che hanno un certo controllo sulla propria vita sarebbero meno inclini a sviluppare un disturbo depressivo.
La depressione non attraversa solamente chi la manifesta, ma coinvolge totalmente i familiari e le persone più vicine che spesso si trovano in una posizione di impotenza rispetto a ciò che devono o possono fare. Prima di tutto però dobbiamo tenere a mente che non ci si potrà fare carico o pensare di “salvare” il familiare depresso da soli, è sempre necessario l’intervento degli specialisti. Il primo passo infatti è quello di incoraggiare la persona a rivolgersi a uno psichiatra o a uno psicologo, che tramite degli strumenti e le loro conoscenze, potranno fare un’adeguata diagnosi e consigliare il percorso di cura migliore per la persona. è bene che precedentemente ci si informi su cosa è la depressione e individuarla no come “tristezza” ma come malattia specifica.
Mostrare un atteggiamento accogliente, empatico e disponibile verso il suo malessere. Si potrebbe per esempio accompagnare la persona dagli specialisti per farlo sentire meno solo in questo cammino.
Aiutarlo ad individuare le proprie potenzialità, per evitare che si focalizzi solo sulle sue difficoltà e sui pensieri negativi di fallimento. È importante infondergli un senso di speranza e di autoefficacia.
Evitare frasi come “pensa a chi sta peggio di te”, “di cosa ti lamenti! Hai tutto!” oppure “puoi uscire dalla depressione…basta che tu lo voglia!”; queste affermazioni infatti non farebbero che far sentire la persona ancora più in colpa e più incapace aumentando quindi i pensieri negativi su se stesso.
Stargli vicino, senza giudicare, ma semplicemente ascoltandolo e sostenendolo, questo avrà dei risultati più positivi.
Cerca di organizzare un’attività che sai possa piacergli, che svolgeva prima e che ora ha abbandonato. Anche proporre una semplice passeggiata potrebbe aiutare la persona a stare meglio per qualche ora e a sentirsi meno sola.
Come abbiamo potuto vedere con quanto detto sopra, la depressione è un disturbo grave se non è trattato con attenzione. Il trattamento include tipicamente psicoterapia e farmacoterapia. L’intervento farmacologico aiuta a riportare in equilibrio i livelli chimici del cervello, come per esempio i livelli di serotonina riducendone i sintomi. Ma i farmaci da soli non funzionano e quindi è sempre opportuno cercare uno psicoterapeuta che possa aiutare la persone a comprendere, affrontare e risolvere gli aspetti psicologici legati ai vissuti depressivi.
Dott.ssa Cristina Lo Bue
BIBLIOGRAFIA
– American Psychiatric Association, “DSM 5” , Raffaello Cortina Editore, 2014, Milano
– American Psychoanalytic Association, “PDM” , Raffaello Cortina Editore, 2008, Milano
– Mc Williams N. , “La diagnosi psicoanalitica”, Astrolabio, 1999, Roma