La claustrofobia è la paura eccessiva degli spazi chiusi per il timore di non riuscire a scappare. Non è tanto difficile da comprendere questa fobia, perché a tutti il pensiero di rimanere bloccati in ascensore può dare un certo fastidio, però quando parliamo di fobie parliamo anche di disturbi specifici con una determinata sintomatologia. L’ ansia claustrofobica può innescarsi entrando in ascensore, in una stanza senza finestre, in aereo o in galleria.
La claustrofobia non ha solo a che fare con gli spazi piccoli o ristretti, ma anche con tutti quei luoghi da cui la persona non ha un punto di uscita visibile e accessibile. In alcuni casi è collegata ad altri disturbi d’ ansia come l’ ansia generalizzata, gli attacchi di panico e l’ ansia sociale. In quest’ultima la paura è, simbolicamente, quella di non riuscire a uscire da una situazione sociale in cui la persona si trova in imbarazzo o in ansia.
La claustrofobia può presentarsi in corrispondenza o a seguito di attacchi di panico, o è vero anche il contrario: la claustrofobia può essere l’ inizio degli attacchi di panico. Di fronte a questa forte sensazione di ansia la nostra parte razionale è completamente disconnessa e la persona può avere la sensazione di stare per morire o impazzire e quindi perdere il controllo.
Può manifestarsi anche quando si è rimasti traumatizzati da una situazione in cui ci si è sentiti intrappolati, una specie di disturbo da stress post traumatico, rivivendo il terrore di rimanere intrappolati.
Altra causa potrebbe essere l’ apprendimento familiare, cioè se qualcuno in famiglia soffre di claustrofobia il bambino può interiorizzare questo comportamento. Oppure come pratiche educative adottate in cui come punizione i genitori utilizzano quella di chiudere i propri figli in una stanza o nell’ armadio.
In ogni caso i fattori che determinano la claustrofobia non sono del tutto chiari.
Ci sono svariati sintomi con cui si presenta il disturbo claustrofobico, spesso anche simili a quelli dell’attacco di panico e dell’ agorafobia.
Il claustrofobico, come tutti i fobici, mette in atto delle misure preventive per ostacolare il problema. Oltre all’ evitamento della situazione temuta, cerca altre soluzioni che se danno un sollievo immediato, in realtà non fanno altro che cronicizzare il disturbo. Per esempio il claustrofobico chiede a qualcuno di essere accompagnato quando esce, questa “tecnica” non farà che restituire e accrescere nella persona il senso di impotenza e di mancanza delle proprie capacità.
Può inoltre adottare delle rigide routine che gli garantiscono un senso di apparente sicurezza.
Cerca di uscire da rigidi schemi che ti sei creato cercando di stilare una lista dei luoghi che temi, da quelli meno ansiogeni a quelli dai quali scappi. Inizia quindi ad affrontare quelli meno temuti cercando di adottare schemi e abitudini differenti da quelli che di solito adotti. Per esempio se vai al supermercato sempre nelle ore in cui sai che c’è meno gente, prova ad andarci ad un orario in cui potrebbe esserci più confusione e analizza i tuoi livelli ansia, via via che lo farai altre volte ti accorgerai che l’ ansia diminuirà.
Evita di parlare sempre del tuo problema perchè rischi di rendere reale il “mostro” alimentando la fobia.
Se l’ ansia diventa eccessiva tale da compromettere lo svolgimento delle attività di vita quotidiana, rivolgiti a uno psicologo.
Dott.ssa Cristina Lo Bue
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