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IL TRAUMA RIVISSUTO: IL DISTURBO DA STRESS POST TRAUMATICO

Pubblicato da Cristina Lo Bue a Luglio 29, 2018
Categorie
  • Disturbi correlati a eventi traumatici
  • Disturbo da stress post-traumatico (DSPT)
Tags
  • disturbo da stress post traumatico
  • dspt
  • pstd
  • trauma

Il Disturbo da Stress Post Traumatico (DSPT) è un disturbo collegato a un trauma o a un evento particolarmente stressante che la persona ha vissuto in prima persona o al quale ha assistito. Questi eventi possono scatenarsi a seguito di incidenti, violenze, disastri naturali e guerre.

Il DSPT può manifestarsi a qualunque età, compresa l’infanzia, e sembra che le donne abbiano una probabilità maggiore di svilupparlo rispetto agli uomini. Ci sono categorie professionali che sono maggiormente a rischio e queste sono quelle che devono vivere in scenari di guerra: il 30% dei veterani della guerra del Vietnam ha sviluppato un disturbo da stress post traumatico.

I sintomi del DSPT

Per poter essere diagnosticato, i sintomi del disturbo da stress post traumatico devono presentarsi per un periodo di almeno 1 mese e devono essere successivi a un evento traumatico. I sintomi sono:

  • Incubi ricorrenti l’evento traumatico
  • Difficoltà ad addormentarsi e/o risvegli notturni, a causa degli incubi
  • Ripetuti flashback, cioè quelle esperienze in cui si rivive l’evento traumatico. In alcuni casi invece si può avere una rimozione dell’evento traumatico, per cui la persona non ricorda l’evento, ma i sintomi del disturbo da stress post traumatico si manifestano ugualmente
  • Dissociazione. È un meccanismo di difesa che la nostra mente utilizza per distaccarsi emotivamente dall’evento traumatico vissuto. È un utile meccanismo fino a quando la dissociazione non viene “utilizzata” costantemente come difesa principale della persona. Disturbi correlati alla dissociazione sono la derealizzazione e la depersonalizzazione: la prima è un senso di irrealtà, di distacco da ciò che accade fuori la persona, per cui la realtà viene vissuta come se fosse un sogno o un film; la seconda è un distacco dal proprio corpo, per cui si possono avvertire sensazioni come sentire la propria voce come se non appartenesse a se stessi o guardarsi le mani e avere la strana sensazione che è come se non fossero proprie
  • Rabbia e aggressività. Le persone con DSPT diventano facilmente irritabili, probabilmente per lo stato di allerta costante che vivono e ciò li rende “sensibili” a tutto ciò che li circonda
  • Sintomi fisici quali accelerazione del battito cardiaco, sudorazione, sensazione di perdita del controllo
  • Perdita di interesse per le relazioni sociali, ciò comporta ritiro e isolamento
  • Ottundimento emotivo, ovvero la persona prova molta difficoltà (a volte impossibilità) a vivere le emozioni. Si sente come se fosse emotivamente morta
  • Pensieri sucidi
  • Uso di sostanze per alleviare la sofferenza
  • Ipervigilanza. Questo è un sintomo molto presente nei soldati in missione che hanno vissuto in scenari di guerra. Anche nel momento in cui tornano nel proprio paese, sono eccessivamente attenti a tutto ciò che gli accade intorno: sobbalzano a ogni rumore improvviso, quando si trovano in luoghi chiusi individuano subito le vie di uscita più vicine, evitano i luoghi affollati

Le Cause del DSPT

Perché alcune persone si ammalano di disturbo da stress post traumatico  e altre no, pur vivendo lo stesso evento stressante? Il disturbo è causato dalla somma di alcune condizioni. Prima di tutto le esperienze stressanti che la persona ha vissuto durante l’arco di tutta la vita: più micro-traumi ha vissuto, maggiore è la probabilità di sviluppare un DSPT.

Ereditarietà familiare. Disturbi d’ansia e depressione in famiglia possono aumentare il rischio di sviluppare un DSPT a causa di un mancato apprendimento delle capacità di resilienza.

Intensità e la durata del trauma. Eventi che si protraggono nel tempo determinano un aggravamento della risposta all’evento traumatico.

I fattori di resilienza

I sintomi e gli effetti del disturbo da stress post traumatico possono essere ridotti grazie ale abilità di resilienza che la persona possiede. Cosa è la resilienza? È la capacità della persona di adattarsi alle avversità e agli eventi di vita stressanti, come il trauma. Ciò non significa che la persona con buone capacità di resilienza non si stressi mai o non viva difficoltà nella sua vita, ma che adotta delle strategie migliori e più adattive per superare e/o affrontare l’evento stressante. Le capacità di resilienza sono apprese e non sono genetiche. Molti studiosi concordano sul fatto che queste capacità dipendono principalmente dalle relazioni di cure che si sono ricevute durante l’infanzia e dalla capacità dei genitori di sostenere, proteggere e aiutare il bambino. Le relazioni fondate sull’amore e sulla fiducia forniscono modelli che saranno interiorizzati per tutta la vita, aumentando la capacità di reagire agli eventi stressanti perché si possiede una base sicura dalla quale attingere. Una buona resilienza dona alla persona un’ immagine positiva di se stessa e fiducia nelle proprie capacità di affrontare le difficoltà.

Abuso e DSPT

Uno degli eventi più disastrosi per un bambino è la violenza fisica o sessuale. In questi casi è molto probabile che in età adulta, il bambino abusato sviluppi un disturbo da stress post traumatico. Quando un minore vive un abuso non è psicologicamente “attrezzato” per affrontare ciò che gli sta accadendo ed è compito dei genitori aiutarlo a proteggersi dalle conseguenze dell’ abuso, rivolgendosi a dei professionisti. I sintomi del DSPT nei bambini sono:

  1. Incubi notturni
  2. Sintomi fisici (es. mal di stomaco, mal di testa)
  3. Paura di morire
  4. Perdita di interesse per il gioco o altre attività che prima interessavano il bambino
  5. Difficoltà a dormire
  6. Rabbia e aggressività
  7. Regressione verso fasi evolutive precedenti (es. torna a fare la pipì a letto)
  8. Difficoltà a concentrarsi

I bambini che hanno vissuto delle violenze possono diventare adulti carnefici o vittime. Quando le capacità di resilienza non sono sufficientemente adeguate e sviluppate, è stato osservato che le donne hanno una maggiore probabilità di reiterare il ruolo della vittima, per cui hanno una probabilità maggiore di legarsi sentimentalmente a uomini abusanti anche emotivamente e/o psicologicamente, nel tentativo di riesperire l’evento traumatico. Gli uomini invece tenderanno a identificarsi con il carnefice, quindi potrebbero diventare a loro volta abusanti. Il supporto dei genitori e della comunità sono lo strumento principale per prevenire l’abuso sui minori ed è importante sempre denunciare perché più l’abuso si ripete e protrae nel tempo, più gravi saranno i sintomi del DSPT.

Chiedere aiuto

Quando è necessario vedere uno psicologo? Se hai pensieri intrusivi e inquietanti di un evento che hai vissuto, per un periodo superiore ad un mese (secondo i criteri del DSM 5, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali). È importante ottenere un aiuto tempestivo, per evitare che il disturbo si cronicizzi e peggiorino i sintomi. In alcuni casi è possibile avere dei pensieri suicidi, a causa del senso di rassegnazione e disperazione per non riuscire a superare il problema da solo. I pensieri intrusivi sono talmente disturbanti che la persona ha la sensazione di vivere una perenne condanna, perché non riesce a liberarsene.

Alcuni degli interventi includono:

  • Educare e informare la famiglia ai rischi del DSPT
  • Affrontare e risolvere alcuni forti sentimenti come la vergogna, la rabbia e la colpa che sono comuni tra i sopravvissuti al trauma
  • Insegnare al paziente ad affrontare i ricordi e i flashback per evitare di essere sopraffatto emotivamente dall’evento
  • Intervenire farmacologicamente quando i sintomi sono eccessivamente disturbanti. L’uso di farmaci, dopo un’accurata visita psichiatrica, permette di rendere più “facile” il trattamento psicoterapico, in quanto riduce la sintomatologia del paziente. Possono essere quindi utilizzati prima o durante la terapia.

La psicoterapia può essere individuale o di gruppo. Il gruppo permette di condividere, rispecchiarsi, confrontarsi e confortarsi ricevendo e donando un importante sostegno emotivo, in un ambiente sicuro in cui è possibile dare voce ai propri vissuti traumatici. Condividendo in gruppo la propria colpa, vergogna e paura si imparerà a concentrarsi più sul presente, piuttosto che rivivere costantemente il passato.

 

Dott.ssa Cristina Lo Bue

Bibliografia

  • American Psychiatric Association, “DSM 5” , Raffaello Cortina Editore, 2014, Milano
  • Felicity de Zulueta “Dal dolore alla violenza. Le origini traumatiche dell’aggressività” Raffello Cortina Editore, 1999

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