Facebook, Instagram, Twitter sono diventati così tanto importanti per la nostra vita che sembra che nessuno possa farne più a meno. Chi non è iscritto su Facebook diventa come un “emarginato dalla società”. La quantità di tempo che gli utenti dedicano ai social è sicuramente favorito dalla possibilità di connettersi ovunque e in qualunque momento grazie agli smartphone e ai nuovi dispositivi elettronici, determinando una vera e propria dipendenza da social. Ciò non significa che tutti coloro che utilizzano Facebook o altri social ne siano dipendenti, ma un uso eccessivo e soprattutto le motivazioni (spesso inconsapevoli) di questo utilizzo causano una dipendenza.
Per i giovani questa domanda potrebbe apparire semplice e scontata, ma non lo è per tutti ed inoltre anche i più giovani utilizzano delle piattaforme di comunicazione che non conosco bene. I social sono come una nuova comunità: nel momento in cui si entra a farne parte non si conosce nessuno e questo crea senso di isolamento e confusione. Ma piano piano, iniziando a conoscere timidamente gli altri, chiedendo e ricevendo “amicizie”, si inizia a far parte di gruppi e ad entrare nella rete. Il social network si basa sul fatto che consente alle persone di esprimere la propria individualità e incontrare persone con interessi simili. Il social permette di condividere foto, video, pensieri che la persona intende comunicare ai suoi “amici” per renderli partecipi della propria vita e per sentirsi anche lui parte integrante di un gruppo, che è quello di internet. Tra gli utenti si viene a creare una certa reciprocità, per cui, se io condivido “la mia vita” mi aspetto che anche gli altri mi rendano spettatore della loro. Se questa aspettativa viene elusa, allora si inizierà a vivere un senso di non condivisione con l’idea paranoide che l’Altro ci sta solo “spiando”. I social sono strumenti di facile utilizzo e molto coinvolgenti, che come molte cose che si insinuano nella nostra vita e ci permettono di avere un attimo di distacco da eventi stressanti, può assumere il carattere di dipendenza.
Farò riferimento a Facebook in quanto è uno dei social più utilizzato al mondo e che ha ricevuto più critiche rispetto al suo utilizzo e alla divulgazione dei dati personali degli utenti che ne ha fatto il suo produttore.
Sebbene la dipendenza da Facebook non sia una diagnosi formale, cioè ancora non è riconosciuta dalla comunità scientifica/psichiatrica come una malattia mentale, è giusto dire che molte persone trascorrono troppo tempo su questo social e possono definirsi ossessionate dal suo utilizzo. Quando Facebook è stato creato, probabilmente non si aveva la minima idea di quanto successo, e persone dipendenti, avrebbe avuto. Eppure le persone passano molte ore su questo Social aggiornando il proprio stato, caricando foto, commentando i post e le foto degli altri, guardando i numerosi profili, trascurando alcuni impegni di vita quotidiana reale, come, nei casi più gravi, la cura dei propri figli.
Nel mio lavoro clinico ho potuto osservare i seguenti segnali che indicano un comportamento ossessivo/dipendente verso i social:
Possono esserci diverse cause alla base della dipendenza da social. La persona può utilizzarli per un senso di inadeguatezza alla vita sociale, imbarazzo e inferiorità rispetto agli altri, per cui confrontarsi con il sociale, la mette in uno stato di ansia e agitazione molto forte e difficile da tollerare, preferendo il ritiro in un social in cui la comunicazione è più fluida, accessibile e solo apparentemente meno giudicante. C’è quindi alla base un vissuto ansioso-depressivo.
Inoltre anche le persone con una personalità narcisistica hanno una maggiore probabilità di sviluppare questo disturbo, in quanto sentono l’esigenza di ricevere riconoscimento e approvazione dagli altri. Sono quelle persone che più delle altre pubblicano continuamente quello che fanno, falsando la propria vita reale che può apparire agli occhi degli altri, piena e soddisfacente. Si sviluppa un meccanismo a catena in cui la persona narcisistica pubblica la propria vita per riempire un vuoto di autostima e inadeguatezza, e la persona con una personalità tendenzialmente depressiva nel vedere queste vite così ricche di cose da fare, sperimenterà un maggiore senso di isolamento e diversità rispetto agli altri che la farà percepire come sbagliata e più sola degli altri.
E poi ci sono le persone che hanno una predisposizione alla dipendenza. I soggetti dipendenti da sostanze o da altri comportamenti come il gioco d’azzardo patologico, la dipendenza da internet o da videogiochi, avranno maggiori probabilità di sviluppare una dipendenza da social.
Come detto precedentemente, al momento la dipendenza da social non è identificabile con una propria categoria psicodiagnostica, anche se ne sentiamo parlare sempre di più. È un problema comunque reale e purtroppo di grande impatto sociale che deve ricevere le giuste attenzioni anche in termini clinici e di interventi terapeutici. Le opzioni di trattamento sono varie e comuni a tutte le dipendenze: terapia individuale, familiare, terapia di gruppo, gruppi di auto-aiuto, e, nei casi più gravi, anche il ricovero ospedaliero. A differenza di altre dipendenze, come quelle da sostanze, la cura della persona deve essere orientata verso un utilizzo moderato e ragionevole dei social. Come nel caso dei disturbi alimentari, la persona deve essere ri-educata all’uso controllato del social apprendendo i corretti schemi e strategie per modularne l’utilizzo. Fondamentale è il lavoro psicoterapico che permette di comprendere, e accettare, i propri vissuti depressivi, narcisistici e di solitudine, che stanno alla base della dipendenza.
Intanto quello che puoi fare è:
Se ti accorgi che questi piccoli consigli non sono sufficienti a determinare un uso limitato del social, prendi in considerazione la possibilità di chiedere aiuto a uno psicologo.
Dott.ssa Cristina Lo Bue